BERGAMO – MONASTERO DI ASTINO

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BERGAMO - MONASTERO DI ASTINO

 

Testo: Mario Colombo e Fondazione MIA
Foto: Mario Colombo

 

La valle di Astino fa parte del Parco Regionale dei Colli di Bergamo. È delimitata a est dallo sperone della Benaglia, a nord da San Sebastiano e dai colli della Bastia e di San Vigilio, a ovest dal colle dominato dalla Villa Bagnada e dal Castello Presati. Da qui si dipartono vari percorsi che consentono piacevoli escursioni nel verde, ad esempio verso Città Alta, Sudorno e il bosco dell’Allegrezza.

Il monastero di Astino fu fondato nel 1107, anno in cui è documentato l’acquisto di terre da parte di alcuni notabili bergamaschi “ad utilità dell’edificando monastero di Astino”. Con queste acquisizioni si voleva favorire l’insediamento dei Vallombrosani a Bergamo, fortemente travagliata a quel tempo dalla lotta per le investiture e per la presenza sulla cattedra vescovile del vescovo Arnolfo, scomunicato perché simoniaco. Fin dalla sua istituzione la toscana Congregazione Vallombrosana con la carismatica figura del suo fondatore San Giovanni Gualberto, aveva lottato con forza contro la simonia (mercimonio delle cariche ecclesiastiche) e per il ritorno della Chiesa alla purezza evangelica, sostenendo la riforma ecclesiastica di papa Gregorio VII. La diffusione dei Vallombrosani nell’Italia Settentrionale nel XII secolo con la fondazione di 17 monasteri è da inquadrarsi in questo ambito riformatore.

Il rigore morale dei monaci di Astino trovò affinità, nella prima metà del Duecento, con il nascente Ordine domenicano, un esponente del quale, Guala de’ Roniis, discepolo diretto di San Domenico e vescovo di Brescia, nel 1239 scelse il monastero di Astino come luogo di rifugio e di preghiera durante il suo esilio dal vescovato, nonché di sepoltura: fu accolto in un ‘palatium’ edificato appositamente all’interno del monastero, tuttora esistente e poi abitato da un altro domenicano, il vescovo Algisio da Rosciate.

Dall’inizio del Trecento la fioritura spirituale ed economica del cenobio entrò in una fase di declino per risollevarsi nella seconda metà del Quattrocento con l’impulso dato dall’abate Silvestro de’ Benedictis, di cui è conservata in chiesa la bella lapide funeraria.

Il monastero, entrato ufficialmente a far parte della Congregazione dell’Osservanza Vallombrosana nel 1493, fu oggetto di una completa ricostruzione a partire dal 1515. Le precedenti strutture del cenobio, risalenti in parte all’epoca romanica e al XV secolo, furono progressivamente demolite per far posto a un imponente edificio con torrione angolare, esemplato sul modello della casa-madre dell’Ordine a Vallombrosa.
Anche alcune opere decorative come la raffinata Ultima Cena, eseguita per il refettorio dal fiorentino Alessandro Allori (oggi conservata presso il Palazzo della Ragione) rispondevano all’impronta data dai numerosi abati toscani, a cui spesso era affidato il governo del monastero. Completato all’incirca nel 1611, esso mantenne sostanzialmente la sua struttura fino alla soppressione nel 1797. Il restauro complessivo del vasto edificio, promosso della Fondazione MIA e ancora in corso, ha evidenziato la bellezza di molte sale conventuali e recuperato affreschi finora celati sotto uno spesso strato di bianco (scialbo), steso tra Otto e Novecento, quando il monastero era stato adibito prima a manicomio e poi ad abitazione di agricoltori e a cascina.
La chiesa fu ampliata con la costruzione della Cappella del S. Sepolcro nel 1500 ad opera dell’abate Silvestro de’ Benedictis: nella cappella, posta vicino all’ingresso della chiesa e accessibile ai fedeli e ai pellegrini, fu rappresentato il Compianto su Cristo morto attraverso un gruppo statuario, oggi perduto. Dal 1540 circa fino alla fine del secolo la chiesa fu ristrutturata e rinnovata nelle decorazioni con cicli di affreschi eseguiti dai pittori Cristoforo Baschenis il Vecchio e Giovan Battista Guarinoni, oggi in parte recuperati grazie al recente restauro. Furono realizzati nuovi arredi e nuove strutture, quali la sagrestia, il campanile e l’attuale profondo presbiterio rispondente ai dettami del Concilio di Trento. Gli aggiornamenti decorativi e le migliorie continuarono nel corso del Seicento con la commissione della pala di San Giovanni Gualberto, fondatore dell’Ordine, al fiorentino Domenico Cresti detto il Passignano e con il rinnovamento di cappelle e decori. All’inizio del XVIII secolo la necessità di un adeguamento al vigente gusto tardo-barocco nella decorazione degli interni portò alla commissione di altri affreschi, elaborati stucchi e tele ad opera di vari artisti, quali Giuseppe Brina, Bernardo Sanz, Antonio Cifrondi e Andrea Pelli.
Con la seconda metà del secolo inizia il declino dell’Ordine fino alla soppressione napoleonica nel 1797 che sancì la fine dell’utilizzo monastico dell’edificio. La chiesa divenne sussidiaria dell’Ospedale Maggiore nel periodo in cui, dal 1832 al 1892, il complesso fu trasformato in manicomio. Successivamente fu chiesa sussidiaria della parrocchia di Longuelo, ma la vendita della chiesa e del monastero a privati nel 1923 ne limitò fortemente la pubblica fruizione favorendone l’abbandono e il degrado, denunciato più volte dall’opinione pubblica e dalla Soprintendenza ma continuato di fatto fino ai giorni nostri.
L’incuria e il degrado della chiesa si sono interrotti nel 2007 quando l’intero complesso è stato acquistato dalla Congregazione della Misericordia maggiore che nel solco della sua tradizionale attività benefica con interventi di utilità cosciale ha restaurato integralmente la chiesa, restituita alla città, al culto e alla pubblica fruizione nel 2013.
Il Complesso Monumentale di Astino è aperto al pubblico sabato e domenica, con i seguenti orari:
Mattino dalle 9.00 alle 12.00
Pomeriggio dalle 14.00 alle 17.00
La S. Messa viene celebrata tutte le domeniche alle ore 16.00 –
La domenica non sono pertanto consentite le visite turistiche in chiesa dalle ore 15.30 alle ore 17.00.

Sito: http://www.fondazionemia.it

 

 

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7

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