BERGAMO – MOSTRA DEL CARAVAGGIO

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BERGAMO - MOSTRA DEL CARAVAGGIO

Testo: Mario Colombo
Foto: Mario Colombo

Caravaggio in mostra a Bergamo La luce della pittura lombarda. Dal 12 aprile al 2 luglio 2000, alla Galleria d’ Arte Moderna e Contemporanea dell’ Accademia Carrara di Bergamo, si è svolta la mostra intitolata «Caravaggio, la luce nella pittura lombarda».

È dal 1951 che la Lombardia non rendeva omaggio a Michelangelo Merisi (1571-1610) e la rassegna bergamasca – che si avvale di un comitato scientifico composto, tra gli altri, da Maurizio Calvesi, Bruno Contardi, Mina Gregori, Kristina Herrmann Fiore, Denis Mahon, è riuscita a colmare tale vuoto con una lettura dell’ opera caravaggesca in rapporto anche alla cultura figurativa della sua terra.
Michelangelo Merisi, noto come Michelangelo Merisi da Caravaggio o più comunemente come Caravaggio, ( Milano, 29 settembre 1571 – porto Ercole, 18 luglio 1610), è stato uno dei più grandi pittori italiani. Formatosi tra Milano e Venezia ed attivo a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia fra il 1593 e il 1610, fu uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi, dalla fama ancora oggi universale. I suoi dipinti, che combinano un’analisi dello stato umano, sia fisico che emotivo, con un drammatico uso della luce, hanno avuto una forte influenza formativa sulla pittura barocca. Di animo particolarmente irrequieto, affrontò diverse vicissitudini durante la sua breve esistenza. Data cruciale per l’arte e la vita del Merisi fu quella del 28 maggio 1606 quando, rendendosi responsabile di un omicidio e condannato a morte per lo stesso, dovette vivere gli anni successivi in costante fuga per scampare alla pena capitale. Il suo stile influenzò direttamente o indirettamente la pittura dei secoli successivi costituendo un filone di seguaci racchiusi nella corrente del caravaggismo.
Allievo a Milano di Simone Petranzano, risente in parte dell’influenza di pittori veneti come Lotto, Savoldo, Campi. Recatosi a Roma, conosce momenti di miseria, lavorando con il Cavalier d’Arpino e con Prosperino delle Grottesche.
Grazie alla protezione del cardinale dal Monte gli vengono commissionati dipinti sulla vita di San Matteo per la chiesa di San Luigi dei Francesi, la chiamata di S. Matteo, il Martirio di S. Matteo, S. Matteo e l’angelo (in due edizioni, dopo che la prima gli viene respinta dai committenti per eccessivo realismo e che fu conservata a Berlino fino alla distruzione durante la guerra del 1939-45). Il suo carattere ribelle gli procura noie con la polizia romana e dopo aver ucciso un giovane in una disputa è costretto a fuggire a Napoli.
A Roma lascia altre sue opere di grande valore, il Riposo dalla fuga in Egitto, il Canestro dell’Ambrosiana, la Maddalena, la Buona ventura, il ritratto di Maffeo Barberini, la Cena in Emmaus di Brera, le Madonne dei Pellegrini e dei Palafrenieri, il Davide della Borghese, le splendide tele della Conversione di San Paolo e del Martirio di San Pietro della chiesa romana di S. Maria del Popolo, la superba Deposizione della Vaticana, la Morte della Vergine, rifiutata dai committenti, ora apprezzata al Louvre. Il soggiorno a Napoli è breve, ma vi esegue i Sette atti di Misericordia per l’omonimo Pio Monte, la Flagellazione di Cristo e il Davide di Vienna. Quindi è a Malta, dove lavora al ritratto di Alof de Wignacourt e all’Amorino dormiente della Galleria Pitti, da dove è costretto a recarsi in Sicilia per aver offeso un Cavaliere. A Siracusa dipinge la Sepoltura di S. Lucia, a Messina l’Adorazione dei pastori e la Resurrezione di Lazzaro, a Palermo un’altra Adorazione dei pastori. Ma, inseguito dai Cavalieri di Malta, Caravaggio è costretto ad allontanarsi verso il continente, viene ferito a Napoli e dopo essere stato perdonato, tenta il ritorno a Roma. Dopo numerose traversie, imprigionato per errore, persi tutti i suoi averi, muore sulla spiaggia del Tirreno, ormai stanco, avvilito e colpito dalla malaria. Caravaggio rappresenta uno dei cardini fondamentali della pittura italiana ed europea, la sua arte, profondamente classica, segna l’inizio della pittura successiva, sia per il naturalismo nella scelta dei soggetti, sia per il suo particolare luminismo, ottenuto da un gioco di luci che movimenta il dipinto, sintetizzando con pochi elementi tutta l’umanità della sua arte, alla quale si ispirarono poi non solo i caravaggeschi dichiarati, ma i più grandi esponenti della pittura europea successiva, da Vermeer a Rubens, da Rembrandt allo Spagnoletto.

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