CISERANO E ZINGONIA ANNI ’60

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CISERANO E ZINGONIA ANNI '60

Testo: Mario Colombo
Foto: Eugenio Vitali

Storia
I primi insediamenti abitativi ci Ciserano risalgono all’epoca romana, come si evince da alcuni reperti, venuti alla luce in località Torchio.
Il paese di Ciserano in quel tempo era inoltre attraversato da un’importante strada, in seguito denominata strada Francesca che, congiungendo Milano con Aquileia, caratterizzò la vita commerciale dell’intera zona che ne trasse giovamento.
Qualche secolo più tardi la stessa strada divenne percorso abituale delle orde barbariche provenienti dal nord-est dell’Europa, che portarono distruzione e terrore tra gli abitanti locali. Questa fu poi rimessa a nuovo dai Franchi, dai quali prese il nome.
Anche Ciserano visse tutte le situazione di instabilità nei secoli sucessivi, tanto da doversi dotare di fortificazioni a scopo difensivo, come evidenziato dalla cinta muraria che proteggeva il borgo, nel quale spiccava un castello con tanto di torre.
A questa situazione pose fine l’arrivo della Repubblica di Venezia che, a partire dall’inizio del XV secolo, permise alla popolazione di vivere un’esistenza più tranquilla grazie ad una lungimirante politica in ambito sociale ed economico. A dimostrazione delle mutate condizioni sociali è la trasformazione del castello medievale, inglobato parzialmente nella chiesa parrocchiale, esistente già nel XVI secolo.
I veneti inoltre posero una dogana ai margini del paese (sul confine con Boltiere) con tanto di guarnigione, dato che il confine con il Ducato di Milano era distante pochi chilometri, delimitato dal fosso bergamasco. In quella zona vi erano accampamenti, come ritroviamo nel cortile denominato Stal del Capitane (Cortile del capitano) che sta ad indicare insediamenti militari a controllo del confine tra i due ducati.
Il paese non visse eventi di particolare rilievo fino all’immediato secondo dopoguerra, quando la zona posta ai margini orientali del territorio comunale (comprendente anche terreni di altri paesi limitrofi) fu interessata da un progetto di urbanizzazione ed industrializzazione che prevedeva la creazione di un nuovo centro industriale con 50 000 abitanti, chiamato Zingonia. Il progetto fallì parzialmente, poiché il progetto è rimasto incompiuto.

Zingonia compie 50 anni

Nel 1964 la firma della convenzione urbanistica tra l’imprenditore Renato Zingone che diede il via alla sua costruzione e i cinque Comuni sul cui territorio il quartiere si estende: Boltere, Ciserano, Verdello, Verdellino e Osio Sotto.

Il sogno ( partito dall’acquisto di un terreno di 500 ettari) negli anni ha dovuto fare i conti con diverse difficoltà. L’obiettivo era una città di 50 mila abitanti, articolata in rioni con servizi decentrati, la sua finalità secondo Ranato Zingone, era “Combattere il pendolarismo, uno dei maggiori mali del secolo. Creare nuovi posti di lavoro solidi e duraturi. realizzare un’enorme quantità d’infrastrutture e di opere pubbliche (rete stradale, fognaria, acquedotto, illuminazione stradale, fontane ecc.), che poi rimarrà in eredità ai comuni su cui poggia il territorio di Zingonia”. La scelta della zona è tutt’altro che casuale. La “nuova città” è al centro di un ampio raggio di comunicazioni: 30 chilometri da Milano, 60 dalla Svizzera e poi li aeroporti di Malpensa e Linate. poi c’è l’analisi delle caratteristiche del suolo, le temperature, le ore di luce quotidiane, i servizi. ma lo sguardo, in quei primi anni ’60, si sofferma anche sulla popolazione, e in particolare sull’enorme tasso di pendolarismo:”Nei cinque comuni di Osio Sotto, Boltiere, Verdello, Verdellino, Ciserano, su una popolazione attiva di 5.716 unità, soltanto 942 trovano lavoro nelle aziende locali e ben 4.774 migrano giornalmente verso i luoghi di lavoro”. E anche nelle aree circostanti molti si spostano per lavoro, sopportando “gravose spese di trasporto e vitto” e una vita di “eccessivo disagio fisico, con conseguenze sul piano psicologico e su quello del endimento”. Insomma, garantire la vicinanza tra luoghi di vita e di lavoro sarebbe un progresso per tutti. La “nuova città” vuole essere un luogo di avanguardia anche nella qualità dell’abitare: così, per esempio, nel pensare la zona residenziale “particolare attenzione è stata data alla netta separazione della rete stradale destinata al traffico automobilistico, da quella destinata ai pedoni”. Poi ci sono gli spazi di aggregazione e per il tempo libero, e l’importanza del verde, a cui sono destinate circa il 40% delle aree del progetto. Con un pensiero anche ai bmbini:”Per loro sono stati riservati vasti spazi verdi, dove la loro esuberanza non avrà alcun limite: potranno giocare, rotolarsi nell’erba, rincorrersi, riempirsi di sole, di aria e di salute senza il minimo pericolo”.
Un sogno che guardava lontano e oggi vuole ripartire.

 

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